Carissimi fedeli,
come è ormai noto, le autorità civili ed ecclesiastiche, dopo aver sottoscritto un protocollo di sicurezza sanitaria, hanno stabilito che da lunedì 18 maggio, nel rispetto del protocollo, sarà possibile tornare a celebrare la S. Messa “col popolo”. Questo provvedimento permette dunque di riprendere, in certa misura, la vita sacramentale e pastorale della Parrocchia, con la quale riceviamo i doni di grazia del Signore necessari alla salvezza, riempiendo il nostro cuore di immensa gioia.
Giungiamo a questo appuntamento – reso certamente possibile dall’intercessione della Vergine Maria, “aiuto dei cristiani”, alla quale il mese di maggio è tradizionalmente dedicato – gravati dal lungo digiuno dei sacramenti, i mezzi ordinari della grazia santificante, e soprattutto dal digiuno del Corpo Eucaristico di Cristo, di cui non possiamo fare a meno per nutrire la fede e la carità. Mentre col cuore traboccante di speranza ci prepariamo a incontrare il Signore, non vogliamo però rinunciare a “custodire”, come Maria, la “parte migliore” del tempo di conversione che abbiamo vissuto, a fare tesoro delle opportunità di questo tempo di purificazione, che è coinciso in gran parte con la quarantena imposta dalle misure di contenimento della diffusione dell’epidemia da coronavirus, ma che non si è ancora concluso e che non lascerà più nulla “come prima”. E che cosa, in particolare?
Il tesoro più grande di questo tempo per molti è stato sicuramente ritrovare il valore della famiglia cristiana, chiesa domestica e icona della SS. Trinità, nella dimensione forte della condivisione, dell’ascolto, della pazienza, della cura dei più fragili, del quotidiano dono di sé con amore, sacrificio, rispetto e tenerezza. Si è riscoperta l’importanza della preghiera in famiglia, della lettura biblica, della meditazione, e dell’evangelizzazione dei bambini, compito in cui i genitori restano figure insostituibili. Il Signore ci ha fatto comprendere che essere membra del suo Corpo non vuol dire esserlo solo in modo occasionale o “esterno”, come quando si va in chiesa pensando che tutto finisca lì, ma in modo più profondo e permanente, in un modo che mette in gioco tutta la nostra vita.
Le distanze, di tempo e di spazio, ci hanno aiutato a capire chi e che cosa conta davvero per noi, a cosa non possiamo rinunciare e di cosa invece possiamo fare a meno. Il senso di una attesa spesso delusa, inoltre, ci ha fatto comprendere che la decisione di essere felici non si può rimandare, ma che ogni giorno, nonostante fatiche e paure, dobbiamo avere il coraggio di prenderla, anche in modi molto semplici, per il bene nostro e di chi amiamo.
Questo è il Vangelo, questa è la bella notizia che realizza la gioia del mondo: un annuncio di Pasqua – Cristo è veramente risorto! – ripetuto infinite volte in mille situazioni diverse, soprattutto dove e quando è più necessario.
Dio ci ama, ama le sue creature, ama coloro che ha redento a prezzo del sangue del suo Figlio Gesù, e non permetterà che nulla, nemmeno la povertà, la malattia, il peccato o la morte, possano compromettere questo dono meraviglioso.
Siamo invitati, nel tempo nuovo – inedito e per questo pieno di spunti – che si apre davanti a noi, ad attingere alle sorgenti della divina grazia con libertà nella verità, a farci solidali con chi è rimasto indietro e non riesce a ripartire, a farci amici degli uomini, a mostrare il volto bello della Chiesa che allarga le braccia sul mondo per accogliere e guarire tutti, col balsamo dello Spirito Santo che risana e fa nuove tutte le cose.