Lunedì 17 gennaio
Tutti dovremmo prendere sul serio la Parola di Dio che abbiamo ascoltato nella Messa di oggi. In ciascuno di noi è presente la tentazione di “prender per cielo il suo cervello” (confondere la nostra testa con il cielo), come disse Alessandro Manzoni di donna Prassede, che è una tentazione costante. È una tentazione costante non ogni giorno della nostra vita, ma addirittura in ogni istante.
Non è che non facciamo quello che dice il Signore, cioè non è una disobbedienza plateale, grossolana; noi facciamo un po’ di quello che ci raccomanda il Signore e quel poco che facciamo è quello che piace a noi. È quello che noi chiamiamo: “Quello che ho capito io… quello che riesco io… quello che mi è sembrato giusto fare”. Ma questo non è obbedire al Signore.
Obbedire al Signore non vuol dire un po’ “sì” e un po’ “no”, un po’ “sì” se è quello che piace a me, un po’ “no” perché magari non mi conviene più. Obbedire al Signore è un po’ come dire: o è bianco o è nero, o sì oppure no. Non ci sono sfumature, bisogna avere chiaro subito e sempre questo atteggiamento. Saul disobbedisce ancora una volta al Signore e la dichiarazione del profeta Samuele è molto chiara a tal proposito: “Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re”.
Può sembrare un’esagerazione, ma andate a leggere cosa ha comportato tutto questo da un punto di vista storico: il profeta Samuele ungerà come nuovo re Davide. Perché accade questo? Questo accade non perché Dio sia giustiziere o perché voglia essere vendicativo nei confronti dell’umanità. “Il Signore ti ha rigettato come re” è una conseguenza del fatto che tu lo hai rigettato come Dio, questo è il punto. Noi mettiamo la sottolineatura rossa al comportamento di Dio; proviamo invece a mettere la sottolineatura al comportamento nostro. Perché non è sempre il nostro comportamento che va bene, mentre quello di Dio è sempre sbagliato!
Il comportamento di Dio può sembrare sbagliato ai nostri occhi, perché magari non corrisponde ai nostri canoni di bontà e di verità. E siccome neanche Dio rispecchia le nostre attese, magari gli diciamo che non è buono e che pure Lui sia dalla parte sbagliata. Impariamo a guardare i nostri comportamenti prima ancora di guardare il comportamento di Dio. Domandiamoci: da quale parte stiamo? Siamo dalla parte di coloro che obbediscono al Signore o dalla parte di chi si ribella a Lui?
Obbedire al Signore non è mai umiliante, al contrario, ci aiuta a camminare sulla strada che ci conduce alla felicità e a ritrovare la nostra serenità interiore.
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