Martedì 18 gennaio
Senza accorgercene, siamo schiavi dell’apparenza. Persino il profeta Samuele, nella prima lettura della Messa di oggi, cade nella trappola dell’apparenza. Noi siamo intrappolati dall’apparenza: dall’apparenza delle parole, dall’apparenza dei fatti, dall’apparenza dell’aspetto, dall’apparenza della bellezza, dall’apparenza della ricchezza, dall’apparenza dell’amore e via di seguito. Noi siamo intrappolati dall’apparenza perché nessuno di noi ha la capacità di poter vedere al cento per cento quello che c’è oltre: ecco perché non possiamo giudicare!
Non possiamo giudicare non per un fatto morale, ma perché noi non sempre sappiamo fino in fondo! Noi vediamo solo ciò che appare. Solo il Signore vede il cuore!
Il Signore non guarda l’apparenza, perché – dice la Scrittura – “non conta quello che vede l’uomo”. Questa frase non vuole essere dispregiativa nei nostri riguardi, ma ci ricorda che siamo sempre piccola cosa innanzi alla storia e dobbiamo accettare questo dato con molta serenità e serietà. Il Signore ha scartato Saul, per quello che abbiamo visto ieri, e il profeta Samuele piange per questo rifiuto perché teneva a Saul. Ma Saul ha rigettato Dio e Dio lo rigetta come re: questa disobbedienza condurrà Saul ad una morte poco dignitosa.
Adesso Samuele viene mandato da Dio ad ungere un nuovo re. Saul non era morto, era ancora vivo ed era perfettamente sul suo cavallo da re e continuava a svolgere il suo ruolo di comando. Ma il Signore non si lascia intrappolare dai nostri schemi e dalle nostre regolucce, però, dal momento che l’elezione del re era divina, Saul non viene ritenuto più degno della fiducia di Dio. E il Signore è sempre capace di farsi strada nella nostra vita e nella nostra storia, malgrado i nostri rifiuti e i muri che mettiamo alla sua grazia e alla sua iniziativa.
Dio respinge tutti i figli di Iesse, e tra di essi, Dio sceglie quel figlio che non era trattato manco da figlio in quanto si trovava a pascolare il gregge. Però il Signore ha guardato il cuore di questo ragazzo. A differenza nostra, il Signore non guarda l’età, non guarda la posizione sociale; guarda sempre il cuore. Guardare il cuore comporta tante altre cose: capire ciò che siamo veramente, capire a cosa siamo veramente attaccati, capire dove abbiamo riposto il centro e il senso della nostra esistenza.
Se ci preoccupassimo della sostanza alla stessa maniera di come ci preoccupiamo dell’apparenza, il mondo sarebbe certamente un posto migliore. Noi abbiamo questa possibilità di vivere bene, perché siamo e stiamo con Gesù. Stare con Gesù ti realizza! Stare con Gesù ti fa sentire realizzato veramente. Chiediamo al Signore la grazia di essergli fedeli in quello che Lui vede per noi. Chiediamo al Signore la grazia di essere fedeli più a Lui, piuttosto che ai nostri schemi.
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