Lunedì 3 gennaio
«Ecco l’agnello di Dio». Abituati a sacrificare agnelli per tenersi buono Dio, gli ebrei non riescono a vedere in Gesù un Dio che si sacrifica per tenere buoni gli uomini. L’agnello inerme, simbolo di innocenza e fragilità, diventa così l’immagine più potente di Dio. «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».
Quante volte lo sentiamo dire durante la Messa, ma c’è una differenza: Giovanni parla di peccato e non di peccati perché uno solo è il vero peccato all’origine di tutti gli altri: non amare! Quando non amiamo Dio, noi stessi e il prossimo, cominciamo mille gesti sbagliati con cui continuamente laceriamo il tessuto del mondo, sfilacciandone la bellezza.
Quando non amiamo come Gesù ci ha amato iniziano le divisioni, la violenza, l’egoismo, il possesso, la vita si spegne. L’Agnello di Dio ci insegna che l’amore è dono gratuito e totale. Se ami non metti se, però e ma. O ami o non ami. Gesù ha dato una forma all’amore: la croce. Lì c’è tutta l’essenza dell’amore vero.
Cammina in compagnia del Signore, lasciati guidare da Lui e ogni sacrificio, se fatto con amore, sarà la vera rivoluzione che il mondo si aspetta: la rivoluzione della tenerezza.
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