5° giorno: “Sogno”
In ascolto
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro
e dirà: siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
(Derek Walcott, Amore dopo amore)
“Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana. Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste. Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici”. (Papa Francesco, Querida Amazonia, 7)
È quadruplice il sogno che il Papa fa per l’Amazzonia: sogna un’Amazzonia libera, viva, bella, evangelica. Ed è un sogno che possiamo applicare anche alla nostra vita. Diventare più liberi – come la sentiamo forte in questo momento la parola libertà. Libertà soprattutto da tutto ciò che ci deturpa, ci impoverisce, ci rende meno umani. Diventare sempre più vivi, grazie all’impegno della ricchezza che abbiamo dentro di noi: così si diventa vivi, non accumulando ricchezza all’esterno, ma esportando la ricchezza che c’è dentro di noi. Diventare più belli, di quella singolarità e originalità, che non manca in nessun uomo sulla terra. Diventare sempre più evangelici, più a misura dell’immagine di Gesù.
Interroghiamoci
Quando è uscito questo documento tutti aspettavano qualche parola forte da parte di Papa Francesco sul futuro della Chiesa. Chi si aspettava una parola sul celibato dei preti, o una parola sul diaconato delle donne. Ed invece Papa Francesco ha messo al centro un’altra dimensione ed ha aperto un altro livello di riflessione. E ci ha detto: davvero ci tenete al futuro della Chiesa? Allora l’importante è sognare! È una provocazione che non dobbiamo lasciare perdere.
Abbiamo ancora dei sogni? Sogniamo ancora qualcosa per la nostra vita, per la nostra famiglia, per la nostra parrocchia? Quale sogno abbiamo per la Chiesa? Quale sogno in vista dei nostri figli e dei figli dei nostri figli? Quale Italia stiamo sognando? Quale in vista dei nostri figli e dei figli dei nostri figli? Quale pianeta stiamo sognando? Insomma, abbiamo ancora un sogno o ci siamo dati per sconfitti?
Abbiamo ancora un sogno, oppure non sogniamo più? Qualcuno di voi potrebbe dire: sono già grande, sono adulto, anziano…sono vecchio. Ebbene, è proprio questo il punto: dice Papa Francesco che senza i sogni di noi adulti, di noi anziani, di noi vecchi, i nostri figli non potranno avere visioni, non avranno un orizzonte, non avranno un futuro. Perché i sogni non sono futili; soprattutto se condivisi, hanno la forza di superare le contrapposizioni, di superare lo scoraggiamento e di aprire le porte al futuro. Sognando insieme si apre il futuro!
Alla luce della Parola
Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! (Lc 12,22-24).
Esercizio
Prendete un foglio e segnate in modo spontaneo almeno una decina di cosa non potreste fare a meno nella vostra quotidianità spicciola e concreta… siate sinceri!
Poi vi invito anche a mettere in ordine di importanza le cose che avete giudicato essenziali per la vostra vita. E poi proviamo insieme a fare un sogno: che cosa ci augureremmo di ritrovare in una lista simile, fatta ad esempio tra un anno, in occasione di altri esercizi spirituali, svolti in tempi migliori.