2° giorno: “Fraternità”
In ascolto
“Ama Dio e ama il prossimo, diceva il comandamento. Ma già per Nietzsche Dio era morto. E il prossimo? Nel mondo pre-tecnologico la vicinanza era fondamentale. Ora domina la lontananza, il rapporto mediato e mediatico. Il comandamento si svuota. Perché non abbiamo più nessuno da amare”. (Luigi Zoja, La morte del prossimo, Einaudi, Milano, 2009)
“Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo.
Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un «piccolo gregge» (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova. Non lasciamoci rubare la comunità!”. (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 87, 92)
Interroghiamoci
“Per millenni, un doppio comandamento ha retto la morale ebraico-cristiana: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso. Alla fine dell’Ottocento Nietzsche ha annunciato: Dio è morto. Passato anche il Novecento, non è tempo di dire quel che tutti vediamo? E’ morto anche il prossimo. Abbiamo perso anche la seconda parte del comandamento perché abbiamo dimenticato che – tanto in ebraico nel Levitico, quanto in greco nei Vangeli – prossimo significava una cosa molto semplice: il tuo vicino, quello che vedi, senti, puoi toccare. Da una parte il rapporto col prossimo scompare sotto l’assalto dell’individualismo e nell’anonimato della società di massa; dall’altra la tecnologia ci regala sempre nuove occasioni di comunicazione coi lontani, sottraendoci il tempo e le energie che dedicavamo ai vicini”.(Luigi Zoja, La morte del prossimo, Einaudi, Milano, 2009)
Alla luce della Parola
C’è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35).
Esercizio
Su un foglio bianco contate tutte le persone che avete incontrato nella vostra vita, a partire da quando avete memoria; poi contate tutte le persone di cui in questo momento, in modo preciso, ricordate il nome, il volto e il timbro della voce; infine, scrivete solo i nomi di quelle persone che sentite come persone amiche, come fratelli e come sorelle.
A questo punto, col nostro foglio in mano ci mettiamo davanti ad un’immagine di Gesù o ad un crocifisso e diciamo grazie al Signore per tutte queste persone, che hanno arricchito e che continuano ad arricchire il nostro passaggio su questa terra. Chiediamo, infine, al Signore di compiere tutte le intenzioni di bene che sono presenti nel cuore di queste persone.